domenica 28 dicembre 2008

Padre al cubo

L'altro giorno, leggendo una delle centinaia di riviste dedicate alle mamme e ai bimbi, ho scoperto di essere un "padre al cubo", o "P3", come si dice oggi. Non sapevo nemmeno esistesse una categoria del genere, ma a onor di cronaca i padri al cubo sono quelli post-neo-moderni, cioè che - guarda un po' - si occupano attivamente dei figli, cambiandoli, curandoli, giocando con loro, portandoli a spasso e - poffarre! - emozionandosi anche. Insomma, son un P3 perché ho assistito al parto di mia moglie, ho visto Beatrice appena appena nata con il funghetto sulla testa lasciato dalla ventosa che ben due ginecologhe hanno usato per tirarla fuori dopo 23 ore di travaglio. Ma quello che più mi ha lasciato perplesso, è che appena il 10% dei padri è un P3. Ma che cavolo: e il restante 90% che diavolo fa?!?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Lungi da me criticare i padri al cubo (del resto mio papà è stato un loro precursore, e un P3 è molto più utile in casa di un padre padrone ;-)).
Però penso proprio (e il fidanzato concorda con me) che quando sarà il momento, in sala parto ci andrò da sola. Intanto perché infermieri e dottori vari finirebbero per doversi occupare di lui invece che di me. E poi perché l'idea di farmi vedere in preda a doglie, contrazioni & co non è che mi stuzzichi molto... :-/

Francesco Moretti ha detto...

Martina, non credere: anch'io pensavo che sarei svenuto. Ma ti assicuro che non ce n'è il tempo, né il caso, di farlo. Anche perché gli infermieri, i pediatri, i ginecologi e le ostetriche presenti ti lascerebbero lì svenuto. Cambierai idea, vedrai, e il tuo fidanzato (e futuro marito, e spero, futuro padre) te ne sarà grato: è un'esperienza unica anche per lui.